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«Confindustria cresce, cambiamo sede e sarà la cittadella degli imprenditori»


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«Confindustria cresce, perciò la nostra sede ci sta stretta. Prossimamente avremo una nuova sede, in strada della Bosella, dove già si trova la nostra sede del Forpin. Nascerà qui una nuova cittadella degli imprenditori e della formazione. Avremo una nuova casa, con spazi di lavoro comuni». È partito da un ringraziamento agli associati il discorso di Nicola Parenti, presidente di Confindustria, che oggi pomeriggio, al Teatro Municipale, ha festeggiato gli 80 anni dell’associazione. Poi si è spostato sul grande annuncio di una nuova sede in città. «Siete voi l’anima di Confindustria – ha detto Parenti rivolgendosi alla platea – grazie a voi possiamo oggi tagliare un traguardo così importante», ha detto Parenti, rivolgendo un ringraziamento va anche a tutti i presidenti e direttori che hanno guidato l’associazione sin dalla nascita e «ce l’hanno consegnata così forte nel presente». «Oggi celebriamo la nostra storia – ha proseguito Parenti – partendo da chi siamo e chi vogliamo essere: un motore di sviluppo del nostro territorio. Questa è la responsabilità che ci contraddistingue. Il nostro ruolo. Riteniamo che Piacenza abbia ancora grandi potenzialità da sviluppare. È compito e dovere di tutte le istituzioni locali lavorare insieme per valorizzarle».

«L’UNICA CERTEZZA E’ L’ASSENZA DI CERTEZZE»

«Guardando al mondo di oggi, l’unica certezza è l’assenza di certezze. Lo scenario è complesso e cambia ormai di giorno in giorno. È bravo chi riesce ad adattarsi, fissando obiettivi e lavorando per realizzarli nel lungo termine. Per farlo bisogna avere le idee chiare e operare insieme come sistema. Lavorare. Pensare. Programmare. Ancor più in una stagione di pianificazioni territoriali come quella attuale. Penso ai Piani urbanistici generali che tutti i Comuni piacentini in questi mesi stanno elaborando. I Pug avranno un impatto diretto sullo sviluppo delle imprese. Lo stiamo monitorando con attenzione. Essere imprenditori non è semplicemente un mestiere, è una vocazione. È una scelta fatta con amore, visione e fatica. È impegno quotidiano.

L’IDENTIKIT DELL’IMPRENDITORE

«L’imprenditore è sognatore con i piedi per terra, capace di trasformare un’idea in realtà. Ogni traguardo è il frutto di intuizioni, errori, cadute e ripartenze, che lasciano in dono esperienza e consapevolezza. È spesso solo nelle decisioni, portando sulle spalle il peso delle responsabilità: verso il territorio; verso le persone che lavorano con passione con lui condividendone quotidianità e obiettivi; verso stakeholder e istituzioni. Un senso di responsabilità che nasce anche dall’amore per la propria terra. A volte ci si sente soli, è vero. Ma è proprio in quei momenti che prende forza il valore dello stare insieme. È successo ottant’anni fa, e oggi continuiamo a camminare su quel sentiero uniti. Grazie all’associazione, ai nostri colleghi ed a chi opera nella nostra organizzazione oggi i nostri imprenditori possono sentirsi meno soli e più forti».

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«LE IMPRESE SPESSO SONO FRENATE DAI “NO” FANTASIOSI”

«L’imprenditore è per sua natura sempre positivo e ottimista. Tuttavia, non posso non condividere e sottolinearvi le tante criticità che devono affrontare le imprese per investire in produttività e competitività. Alla produttività pensiamo noi insieme ai nostri collaboratori, migliorando ogni giorno i nostri processi. Per la competitività serve la collaborazione di Stato, Regione e Comuni. Il mondo di oggi viaggia alla velocità della luce e vorremmo sempre poter realizzare in tempi rapidi le intuizioni che abbiamo in testa. Se non sblocchiamo le procedure rischiamo di giungere ad un punto di non ritorno. Ho un esempio che cito spesso, perché dice molto: Abbiamo aziende – magari presenti sul territorio da decenni – che vorrebbero ampliarsi, creando posti di lavoro e indotto. Quando si rivolgono alle istituzioni spesso incontrano amministratori che devono districarsi in una selva di norme e regolamenti che rendono tempi e procedure infinite. Questi muri portano le aziende a desistere o, peggio, a guardarsi attorno in cerca di aree più accoglienti in cui investire. Anche fuori dal nostro Paese. Le imprese sono frenate, proprio come le grandi opere. Nel nostro territorio sembra ormai impossibile realizzare in tempi brevi nuove infrastrutture. Progetti che sarebbero utili a tutta la comunità. Ad esempio, Per la Valnure c’è un invaso pensato ormai più di 10 anni fa. Un’opera che d’estate garantirebbe l’acqua ad una valle che spesso fatica a trovarla. Nel resto dell’anno farebbe da scudo contro le alluvioni, proteggendo i paesi più esposti. Avrebbe un valore inestimabile per la comunità, ma trovare nuovi e fantasiosi modi per dire “no” è una disciplina che piace molto di questi tempi».

«ALLA POLITICA CHIEDIAMO DI GESTIRE MEGLIO LE RISORSE PER I NOSTRI GIOVANI»

Alle istituzioni chiediamo anche una sana e prudente gestione delle risorse pubbliche. Conosciamo la situazione delle casse regionali in ambito sanitario e l’ingombrante debito pubblico. Vorrei ricordare a tutti che a febbraio abbiamo superato i 3.000 miliardi di euro. L’Italia è l’unico Paese dell’Unione europea che spende più soldi in interessi sul debito rispetto all’istruzione. Ma vi sembra possibile? Tutti a parlare del futuro e di cosa fare, ma le nuove generazioni finiscono sempre più in secondo piano. È questa la nostra idea di paese? Che Stato potremo mai diventare? Poi ci sono le aziende. Bisogna tornare ad avere una politica industriale definita. Serve anche una politica energetica che alimenti le industrie senza affossarle con costi insostenibili. All’estero lo stanno facendo da decenni. Lo Stato capisce le esigenze dell’industria e crea un ambiente favorevole al loro sviluppo. Da noi le imprese sono state invece lasciate spesso sole. La burocrazia non è a servizio di chi genera valore. Sono le aziende ad essere rallentate dal sistema. Attenzione però. È solo con aziende in salute che potremo ripagare il debito pubblico e investire sui giovani».

«LA NOSTRA ASSOCIAZIONE CONTINUA A CRESCERE»

«Abbiamo chiara la nostra storia e chi siamo. Ma, ancor più, sappiamo chi vogliamo essere. Tagliamo il traguardo degli 80 anni con lo sguardo rivolto ai 100 anni, al secolo di storia di Confindustria Piacenza. Guardiamo avanti con consapevolezza delle nostre capacità. L’associazione continua a crescere. Ogni anno accoglie nuove aziende e contribuisce alla continuità e allo sviluppo di quelle che sono già nella sua rete. Confindustria Piacenza, attraverso le aziende associate, rappresenta qualcosa come 25mila addetti nella nostra provincia. Un numero importante. Ci rende orgogliosi e impone responsabilità. Tra le quali, la responsabilità di continuare a migliorarsi».

«SOLO LA PRESENZA DI INDUSTRIE PERMETTE DI GENERARE VALORE»

«Dopo aver parlato del futuro, torniamo al presente. Oggi siamo qui per una riflessione sull’attualità e sulle sfide che le nostre imprese si trovano a dover affrontare quotidianamente. Il tema della nostra assemblea ruota attorno a un legame indissolubile: quello tra le aziende, patrimonio delle loro comunità, e il territorio, patrimonio insostituibile per le aziende. Due mondi che sono fortemente interdipendenti. Troppo spesso abbiamo dato per scontato questo concetto, sia nei confronti dell’opinione pubblica, sia tra noi imprenditori, abituati a fare tanto e dire poco. Impegniamoci a ricordare quanto sia fondamentale per Piacenza restare un territorio industrializzato. Perché, se non siamo noi i primi a dirlo, nessun altro lo farà al nostro posto. Quando una azienda chiude, non riapre più. Quando decide di andarsene lascia Piacenza alle sue spalle. Facciamo in modo che non accada. Solo la presenza di industrie permette di generare valore e aggiungerlo al sistema, distribuendolo e garantendo welfare e servizi alla comunità. È una realtà che non dobbiamo mai dimenticare perché la ricchezza può essere distribuita solo dopo averla prodotta».

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«SIAMO CAPACI DI FARE, PIACENZA LUOGO IDEALE PER LA MANIFATTURA»

«Con le radici nel territorio, volgeremo oggi però lo sguardo anche alle sfide del nostro tempo. Chi meglio del premio Nobel per l’Economia in carica per illuminarci su ciò che ci aspetta e fornirci un quadro totale? Partendo dai suoi spunti, saranno le istituzioni a proseguire il confronto. Dal governo alla Regione, fino a Piacenza, per focalizzare l’attenzione sulle politiche di sviluppo territoriale che ci riguarderanno da vicino nei prossimi anni. Dalla voce dei nostri ospiti potremo capire una volta di più quanto Piacenza sia ancora un luogo ideale dove fare manifattura. Il programma è ricco, quindi non prenderò altro tempo. Chiudo soltanto con un pensiero che vorrei lasciare a tutti voi: La forza delle imprese è in grado di unire e dare linfa vitale al territorio. Ed è con questa forza che dobbiamo affrontare le sfide di oggi e di domani. Come abbiamo sempre fatto, guardando avanti, con la spinta del nostro passato. Perché siamo capaci di fare».



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