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Raffaele Fitto: «Politica di coesione nuova e più moderna: focus aree interne»


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Non si può pensare di continuare a spendere le risorse della Coesione in base a programmi pensati prima del Covid e definiti sul piano della spesa con Accordi di programma datati 2022. Di fronte ad un mondo che continua a cambiare settimanalmente occorre adeguarsi al cambiamento e indirizzare le risorse in termini di flessibilità. A Sorrento, in occasione della prima giornata di “Verso Sud”, il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Raffaele Fitto ribadisce punto per punto il senso della proposta di revisione di medio termine della Politica di coesione UE da lui stesso presentata. Una svolta necessaria, dice, «perché anticipa il complesso dibattito sul futuro bilancio dell’Unione, di cui la Coesione copre un terzo». Ma soprattutto perché «oggi sui avverte il bisogno di una Politica di Coesione nuova e più moderna». Capace, ad esempio, di rispondere alla sfida demografica, esemplifica l’ex ministro italiano. Ovvero allo squilibrio tra le grandi aree urbane, dove si concentra il 75% della popolazione europea, e il sempre più marcato spopolamento delle aree rurali interne e delle isole minori. È un tema, osserva Fitto, che riguarda da vicino anche il Mezzogiorno e sul quale la Coesione vuole intervenire offrendo agli Stati, su base volontaria, la possibilità di adeguare la spesa programmata per il ciclo 2021-27.

La strategia

Anche in questo caso pesa l’esperienza maturata da Fitto quand’era ministro. Il Piano strategico nazionale per le aree interne, varato dal Governo a fine 2024 su sua proposta, ha avuto di recente il via libera definitivo dalla Cabina di regia di Palazzo Chigi e punta a migliorare la Strategia nazionale delle Aree interne ampliando il numero dei Comuni coinvolti (4 milioni di abitanti e 172 i milioni disponibili) e sollecitando investimenti innovativi nei servizi pubblici essenziali. Una priorità, insomma, per l’Italia che ora approda anche in Europa che con la riforma della Coesione targata Fitto ha definito cinque ambiti prioritari sui quali gli Stati membri potranno, sempre se lo riterranno utile, spostare parte delle risorse attualmente impegnate, dalla competitività alla difesa, dall’housing all’energia, all’acqua. Incentivi ad hoc, prefinanziamento, possibilità di arrivare al 2030 per completare queste nuove spese, sono alcune delle possibilità previste dalla riforma per aiutare i Paesi a decidere in tal senso. «La riscrittura degli attuali programmi significa adeguarsi concretamente ai cambiamenti» insiste Fitto che non teme ripercussioni negative sugli impegni di spesa a lungo termine. «Questi investimenti continueranno ad esserci, perché le infrastrutture ma anche l’acqua, l’energia, la casa sono fondamentalmente di lungo periodo», dice.

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La Zes unica

Del resto, che il peso dell’Italia sia cresciuto in Europa lo dimostra anche l’esperienza della Zes unica, opportunamente ricordata da Fitto che ne è stato l’artefice principale. «Una strategia per il Mezzogiorno concordata con l’Ue – ricorda il commissario europeo – che rafforza la collocazione strategica del Sud nell’area euromediterranea e introduce novità rivoluzionarie come la riduzione dei tempi per le autorizzazioni agli investimenti, da 30 a 60 giorni per completare l’intero iter procedurale».

E poi il Piano Mattei, «simbolo evidente dell’idea di dialogo e di confronto con i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo syul piano paritario che apre grosse opportunità non solo all’Italia ma anche all’Europa, specialmente dal punto di vista dei nuovi approvvigionamenti energetici». Anche qui l’ex ministro, pur nella sua nuova veste, ricorda che fu proprio nella rimodulazione del Pnrr che venne introdotta a fine 2023 la possibilità di accedere al Repower Eu, ovvero a risorse specifiche per gli investimenti energetici” in chiave europea. «Dobbiamo impegnarci a rafforzare l’autonomia energetica dell’Europa», dice Fitto che sottolinea «l’attivismo positivo dell’Ue» anche in relazione all’incognita dei dazi. «L’apertura di ulteriori sbocchi commerciali con l’India, con la visita di una delegazione UE in quel Paese, indica una strada che la Commissione intende percorrere anche nel prossimo futuro. Parliamo di una grandissima economia e di una democrazia, presupposto quest’ultimo al quale l’UE non intende derogare in alcun modo con i suoi partner internazionali».





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