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Le imprese sarde ai margini dei grandi appalti anche al tempo del Pnrr


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Cna Sardegna: «Serve con urgenza una politica industriale che rafforzi l’offerta e sostenga le aziende locali».

CAGLIARI | 17 maggio 2025. Nonostante le risorse straordinarie del PNRR, le imprese sarde sono rimaste ai margini dei grandi appalti. Secondo l’ultimo report della Cna Sardegna, tra il 2017 e il 2024 sono state 813 le gare d’appalto aggiudicate per lavori di importo superiore a un milione di euro in Sardegna. Di queste, meno del 20% della spesa complessiva è rimasta in mano ad aziende locali.

Nel periodo 2020-2024, il 63% delle gare è stato vinto da imprese non sarde, dato in crescita rispetto al 60% registrato tra il 2017 e il 2020. Lo squilibrio si aggrava sul fronte economico: l’83% della spesa tra il 2020 e il 2024 è finito fuori dall’isola, contro il 78% del quadriennio precedente.

La differenza è netta anche negli importi: le imprese sarde hanno ottenuto lavori per una media di 4,5 milioni di euro, contro oltre 12 milioni delle aziende provenienti da altre regioni. Inoltre, nei bandi assegnati alle imprese locali – mediamente di minor entità – il ribasso offerto è stato in media poco superiore al 20%, rispetto a circa il 18% applicato dalle aziende extra-regionali.

Tra le imprese che si sono aggiudicate i lavori in Sardegna, le più presenti sono quelle laziali, con il 23% delle aggiudicazioni. Seguono le campane e le siciliane, entrambe attorno al 12,5%, mentre le lombarde si fermano sotto il 10%. Se si guarda al valore economico degli appalti, però, la Lombardia è in testa: oltre il 20% del totale dei contratti sopra il milione di euro affidati a imprese fuori regione è andato a società lombarde. Seguono le laziali con quasi il 16% e le emiliane con meno del 10%.

«Quello che emerge dal nostro report – commentano Francesco Porcu e Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente di CNA Costruzioni – è una maggiore presenza di imprese extra regionali nel mercato dei lavori più grandi e una concorrenza, nell’ambito del mercato appannaggio delle imprese sarde, più rigida, come indica una percentuale media di ribasso più alta rispetto a quella praticata dai competitors nazionali ed esteri, che si aggiudicano progetti economicamente più importanti».

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«Come in passato il rischio – continuano Porcu e Mascia – è quello di attraversare periodi congiunturali favorevoli (PNRR), contrassegnati da un’elevata mole di investimenti, che però non producono un consolidamento del tessuto produttivo isolano che continuerà a conservare gli elementi di debolezza strutturale conosciuti da tempo».

«È urgente – concludono i vertici di CNA Costruzioni – una politica industriale per il settore che orienti il modello dell’offerta verso forme più strutturate che assecondino e favoriscano il tessuto produttivo isolano, attraverso l’istituzione e l’utilizzo di strumenti che incentivino le aggregazioni, premino la formazione, l’innovazione, i processi di consolidamento e di qualificazione dei soggetti imprenditoriali».

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