L’Erasmus, diventato quasi prassi fra gli studenti universitari e liceali di tutta Europa, ha origini antichissime e si pratica regolarmente ormai dagli inizi degli anni ’80. La Commissione Europea finanzia ogni anno numerosissimi progetti che permettono ai giovani di vivere esperienze di studio all’estero, consentendo loro di c ambiare l’approccio all’apprendimento, imparare ed esercitare lingue straniere e soprattutto confrontarsi con ambienti e culture diverse. Per chi dispone dei requisiti necessari per aderire è senza dubbi un’esperienza estasiante e formativa sotto tutti i punti di vista… Ma per coloro che non studiano o hanno già portato a termine gli studi? Esistono anche per loro iniziative analoghe? Se ne parla poco, ma sì.
Esiste un filone dello stesso Erasmus +, sempre finanziato dalla Commissione Europea, che prende il nome di “Erasmus per giovani imprenditori”. È un programma che dà l’opportunità di fare esperienze d’impresa in altri paesi europei, stimolando l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese e la creazione di startup grazie allo scambio di conoscenze tra realtà nuove e realtà già consolidate. Attraverso l’ausilio di organizzazioni intermediarie avviene l’abbinamento tra un imprenditore che ha appena avviato la propria attività o che ha un’idea imprenditoriale e un imprenditore con almeno tre anni di esperienza alle spalle, che diventa ospitante. La durata del soggiorno dell’ospite può variare di caso in caso, ma c’è una costante che li accomuna tutti: lo scambio attivo di conoscenze, nozioni e abilità di cui giovano sia il novello o aspirante impresario, che l’imprenditore ospitante e la sua azienda. Ne sono un esempio lampante Andrea Parmeggiani, direttore della Fondazione Rei di Reggio Emilia, e il suo ospite spagnolo Albert Liria Guillamòn. Durante la permanenza in città di quest’ultimo hanno raccontato alla Gazzetta la loro esperienza e condiviso le emozioni che stanno provando. «Io – comincia Parmeggiani – inizio la mia carriera lavorando per 10 anni ad Accenture, un’importante società di consulenza che oggi conta circa 760mila consulenti e che mi ha formato molto sotto il punto di vista professionale. Poi, dopo diverse parentesi da “business angel” e libero professionista, ho iniziato a occuparmi dell’innovazione regionale fino a diventare direttore del centro di innovazione di Reggio Emilia. Quando, qualche mese fa, sono venuto a conoscenza della formula di questo programma non ci ho pensato due volte e ho subito dato la mia disponibilità ad Albert: penso che avere persone straniere all’interno del proprio team di lavoro rappresenti un grande valore aggiunto e personalmente mi piace molto l’idea di insegnare a giovani intraprendenti quello che ho imparato nei miei anni di carriera. Siamo in cerca di ragazzi così, spero che Albert sia il primo di una lunga serie».
«Sono nato e cresciuto in Spagna – racconta Guillamòn – dove ho studiato e mi sono laureato in ingegneria industriale. Già durante il percorso accademico ho iniziato i miei primi progetti personali a casa, tra cui quello di MotoStudent International. Poi, l’anno scorso sono stato tre mesi in Italia, a Modena, luogo in cui ho sentito parlare di questo programma e deciso di perseguire questa strada. Sentivo la necessità di confrontarmi con un contesto imprenditoriale diverso e una nuova cultura del lavoro, di uscire dalla mia zona di comfort e di crearmi una rete di contatti, senza accantonare i miei progetti già in via di sviluppo». Quando chiediamo loro di che cosa si occupano insieme nel lavoro quotidiano, è Guillamòn a rispondere: «Divido la mia giornata in due, nella prima parte lavoro al mio progetto, una piattaforma Sas (software as service) di stampa 3D, mentre nella seconda mi metto a disposizione di Andrea e del suo team, dando il mio contributo in progetti di elettronica e di ricerca». L’imprenditore reggiano ammette che inizialmente ero preoccupato di faticare a trovare la modalità opportuna per lavorare in simbiosi, ma che, insieme, hanno trovato subito il giusto compromesso. «Avere una componente estera che lavora con noi rimanendo a Reggio Emilia ha un valore importantissimo – sottolinea Parmeggiani–. In passato avevamo accolto tirocinanti stranieri, ma essendo ancora studenti non godevano della maturità che caratterizza invece Albert: la sua abnegazione e l’apertura all’apprendimento sono encomiabili». «Io non ho trovato molti ostacoli su questo cammino – interviene il giovane – sono una persona molto duttile e impiego tutte le mie energie nel dare il massimo e sfruttare a pieno questa opportunità unica. Ogni giorno mi sveglio volenteroso di imparare una nuova lingua acquisendo il lessico specifico del settore, di passare la giornata nel mio ufficio personale e di osservare come i membri del team si rapportano con i clienti». E quando domandiamo loro se consigliano questa esperienza, anche se dal nostro colloquio la risposta sembra scontata, scelgono queste parole: «Assolutamente sì, ci sta facendo crescere sotto il punto di vista lavorativo e soprattutto personale. Ovviamente bisogna conoscere se stessi, sapere bene ciò che si vuole ed essere molto determinati. Se si accettano queste condizioni, l’esperienza non può che essere positiva!».l © RIPRODUZIONE RISERVATA
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