Giorgetti: “Per il taglio delle tasse ai ceti medi l’orizzonte è pluriennale”.
La dichiarazione di Giorgetti, secondo cui il taglio delle tasse ai ceti medi ha un orizzonte pluriennale, sebbene suoni come una promessa di progresso e attenzione verso le fasce sociali più vulnerabili, rivela, in realtà, una realtà ben più complessa e distante dalle necessità urgenti della popolazione. Essa mette in luce per l’ennesima volta la difficoltà cronica delle istituzioni nel rivedere il sistema fiscale in modo che realmente alleggerisca il regime fiscale dei ceti medi, senza perpetuare un meccanismo che favorisce i più potenti e lascia tutto il peso del debito pubblico sulle spalle dei meno abbienti.
Questa affermazione risuona come un eco di tante altre promesse politiche che si ripetono, stagione dopo stagione, ma che, quando si concretizzano, finiscono sempre per essere diluite in promesse a lungo termine, a volte senza un’effettiva applicazione. L’orizzonte “pluriennale” rappresenta, infatti, una sorta di alibi temporale: un termine che, da una parte, suggerisce un impegno a lungo termine, ma dall’altra implica l’impossibilità di risolvere nel breve periodo le disuguaglianze e le difficoltà quotidiane dei ceti medi e più deboli.
Questa visione rimanda alla situazione più generale in cui, mentre il governo promette tagli alle tasse per le fasce sociali più alte, le politiche fiscali continuano a premiare i grandi gruppi di interesse e i potenti. Se da un lato i ricchi e le grandi imprese godono di sgravi fiscali e di un sistema che permette loro di ridurre al minimo il proprio contributo allo Stato, dall’altro il popolino continua a subire il peso delle imposte, anche per conto di chi, sfruttando la propria posizione privilegiata, evade ed elude il fisco senza che vengano adottate politiche veramente incisive per contrastare questi fenomeni.
Questa frattura è ciò che più di ogni altra cosa segna la distanza tra le promesse politiche e la realtà che vive quotidianamente chi è meno fortunato. Le briciole che vengono lasciate ai più poveri, sotto forma di qualche misura di ristoro o di riduzioni marginali, non fanno che accrescere il senso di frustrazione e di ingiustizia. Le imposte, che per i ceti medi e bassi sono pesanti e ineludibili, diventano insostenibili per molti, mentre le storture del sistema fiscale – come l’elusione e l’evasione fiscale – continuano a prosperare grazie a leggi troppo blande o a mancanza di volontà politica di affrontare i veri nodi.
Le politiche fiscali sembrano, pertanto, configurarsi sempre come uno strumento per garantire il mantenimento del privilegio e per perpetuare un sistema che, anziché promuovere una vera redistribuzione della ricchezza, continua a drenare risorse dai ceti medi e poveri per alimentare un circolo vizioso di potere e impunità.
In conclusione, l’affermazione di Giorgetti non rappresenta altro che un rinvio ad una risoluzione che non arriverà mai, una promessa che, purtroppo, serve solo a distogliere l’attenzione dal vero problema: una politica fiscale ingiusta che rende i ricchi più ricchi e i poveri più poveri, mentre le classi medie sono chiamate a pagare il prezzo di un sistema che non funziona e che in cambio restituisce servizi del tutto carenti, inadeguati e insufficienti.
Foto Wikimedia
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