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La forza delle PMI italiane: la sostenibilità delle filiere come fattore di crescita e innovazione


Bologna ospiterà giovedì 15 maggio la XIII edizione del Focus PMI (sopra, un’immagine dell’edizione 2022), l’Osservatorio annuale sulle Piccole e Medie Imprese italiane promosso da LS Lexjus Sinacta, affermata realtà di avvocati e commercialisti associati con oltre 120 professionisti e 8 sedi in Italia.

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Il titolo è “La forza delle PMI italiane – La sostenibilità delle filiere come fattore di crescita e innovazione” e nell’occasione verrà presentata una nuova ricerca dell’Università di Bologna, promossa da LS Lexjus Sinacta, sull’argomento al centro del confronto: “La sostenibilità delle supply chain ed il ruolo dei modelli organizzativi per un posizionamento competitivo delle PMI”. Il lavoro è curato dai docenti dell’Alma Mater Marco Maria Mattei, professore ordinario di Economia Aziendale, e Andrea Caccialanza, professore di Sustainability and Social Reporting.

L’evento, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna, aderisce al Festival dello Sviluppo Sostenibile di ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) ed è patrocinato da Regione Emilia-Romagna e Camera di Commercio di Bologna.

Come le piccole e medie imprese italiane possono gestire l’incertezza in questa fase confusa di transizione in uno scenario mutato radicalmente?

Gli esiti della ricerca verranno discussi da Gianpiero Calzolari, Presidente del Gruppo Granarolo S.p.A., Rita Ghedini Presidente Assicoop Bologna Metropolitana, Paolo Barbieri Presidente CPL Concordia, Enrico Feliciani Direttore Generale di Sirio S.p.A., Elena Bottinelli Head of Digital Transition and Transformation del Gruppo San Donato, Mauro De Tommasi Dirigente dell’Ufficio Analisi e Studi della Direzione Centrale per i Settori dell’Export dell’ICE Agenzia, Fabio Raimondi Responsabile ESG della Banca di Bologna, Filippo Forni Responsabile Ricerca, Innovazione e Sostenibilità di Confindustria Emilia

Modera la giornalista Monica D’Ascenzo de Il Sole 24 Ore.

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LA RICERCA

Da un recente sondaggio – afferma il professor Marco Maria Mattei -, svolto su un campione di imprese italiane, emerge come la percentuale di PMI che ha effettuato investimenti green nel triennio 2021-23 oscilli fra il 6% e il 19,6%, a seconda della tipologia di rischio, mentre per le grandi imprese oscilla dal 20% al 40%. Questo gap rappresenta la sfida che le PMI dovranno affrontare per mantenere il loro posizionamento competitivo nelle filiere produttive. Il differimento degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità dà alle PMI l’opportunità di affrontare il delicato passaggio verso una gestione strategica della sostenibilità senza necessità di scelte precipitose, ma coerenti con il loro posizionamento nella supply chain”

“Il rinvio dell’entrata in vigore degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità  dichiara Fausto Maroncelli, Presidente di LS Lexjus Sinacta – rappresenta un’opportunità preziosa per le piccole e medie imprese italiane: offre il tempo necessario per affrontare questo passaggio con consapevolezza e strategia. Come evidenziato dalla ricerca che presenteremo, adottare un approccio di medio-lungo periodo consente di superare la logica del mero adempimento, per cogliere invece il valore della sostenibilità come fattore abilitante per la crescita, l’innovazione e la competitività delle nostre imprese.”

Sebbene l’attualità lasci supporre che il Green Deal sia finito in secondo piano nell’agenda mondiale ed europea, la sua priorità assoluta rimane nei fatti confermata da tre fattori fondamentali di ordine pratico: sono i criteri selettivi dei consumatori, quelli delle grandi aziende nella scelta dei fornitori e quelli degli istituti di credito nell’erogazione dei finanziamenti. La sostenibilità ambientale resta un’esigenza irrinunciabile per conquistare ulteriore credibilità sul mercato e per responsabilità verso le future generazioni, nonostante alcune evidenti criticità: la scarsità di risorse in termini di tempo, di competenze e di budget; l’insufficiente maturità e scarsa sensibilità delle proprietà o delle governance di molte PMI; l’incertezza normativa che caratterizza la fase attuale e si riflette nella difficoltà di valutare con chiarezza il rapporto costi-benefici della redazione di un report di sostenibilità.

Assumere un orizzonte temporale più ampio consente di interpretare la rendicontazione non come un costo, ma come un investimento strategico. Non si tratta dunque solo di “redigere un documento”, ma di compiere un salto culturale che, pur richiedendo tempo e risorse, può rivelarsi decisivo per la competitività futura.



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