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Multiversity presenta il Rapporto GEM 2024-2025: Italia al 34° posto per propensione imprenditoriale


Multiversity lancia il Rapporto GEM 2024-2025: Italia 34ª al mondo. Focus su divario di genere, difficoltà giovanili e formazione per rilanciare le nuove imprese

Si è svolto oggi presso gli Horti Sallustiani di Roma l’evento di presentazione del Rapporto GEM Italia 2024-2025, promosso da Universitas Mercatorum, l’Università delle Camere di Commercio Italiane del Gruppo Multiversity. Il rapporto, intitolato “L’imprenditorialità per la crescita delle imprese”, fotografa lo stato dell’attività imprenditoriale in Italia, rivelando una preoccupante stagnazione nel rinnovamento del tessuto produttivo nazionale, nonostante alcuni segnali positivi.

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L’Italia si posiziona al 34º posto su 51 paesi per propensione imprenditoriale, con una diminuzione significativa della creazione di nuove imprese negli ultimi dieci anni. Nel settore manifatturiero, in particolare, il numero di nuove iniziative è sceso a poco più del 60% rispetto al 2010. Durante l’evento sono intervenuti, tra gli altri, Giovanni Cannata, Rettore di Universitas Mercatorum, Giuseppe Tripoli, Segretario Generale di Unioncamere, Alessandra Micozzi, Professoressa Ordinaria di Economia Applicata e Coordinatrice del team GEM Italia, insieme a rappresentanti del mondo accademico, istituzionale e imprenditoriale.

Il Rapporto GEM permette di approfondire i fattori che favoriscono o che ostacolano la nascita di nuove imprese in Italia. Questo è un tema centrale per l’Universitas Mercatorum, che ha scelto di impegnarsi a fondo in questa ricerca, con l’intento di fornire un contributo scientifico e sociale significativo. La nostra Università ha infatti sostenuto integralmente l’indagine nazionale, consapevole dell’importanza di un’analisi approfondita per promuovere l’innovazione e la crescita del tessuto imprenditoriale italiano”, ha dichiarato Giovanni Cannata.

Tra i dati più significativi, il Total Early Stage Entrepreneurial Activity (TEA) è salito dal 2% del 2020 al 9,6% nel 2024, evidenziando una ripresa dopo la pandemia. Tuttavia, permangono forti diseguaglianze: i laureati hanno un TEA superiore al 15%, mentre quello dei non laureati si ferma sotto il 10%. Anche il divario di genere è marcato: le donne avviano nuove imprese in misura pari solo al 50% rispetto agli uomini.

Malgrado la ripresa degli ultimi anni, l’indagine GEM mostra un dato allarmante: l’Italia rimane fra i paesi a più bassa propensione imprenditoriale e tra quelli nei quali è più ampio il gap fra la tendenza imprenditoriale della popolazione e l’effettiva attivazione di nuove imprese”, ha commentato Alessandra Micozzi, Professoressa Ordinaria di Economia Applicata presso Universitas Mercatorum e Coordinatrice del Team GEM ITALIA. “Un elemento particolarmente interessante, evidenziato dagli esperti, è il ritardo dell’Italia nella formazione imprenditoriale. Questo dato, dal punto di vista accademico e politico, ci invita a una riflessione profonda: è indispensabile integrare l’educazione all’imprenditorialità e per l’imprenditorialità all’interno del sistema scolastico e universitario. Proprio in questa direzione si inserisce l’iniziativa della nostra Università, che nel luglio 2024 ha attivato il Contamination Lab, un programma di alta formazione imprenditoriale aperto a studenti, dottorandi e assegnisti, la cui seconda edizione è già prevista per il 2025”.

Purtroppo, in Italia, le imprese giovanili sono state fortemente penalizzate negli ultimi dieci anni, con una significativa contrazione in tutti i settori, ad eccezione di quello dei servizi, che ha visto una crescita soprattutto nei comparti innovativi”, ha sottolineato il Segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. “Tale tendenza riflette le difficoltà strutturali e le sfide economiche che i giovani imprenditori devono affrontare. Tuttavia, vi sono segnali positivi nelle aree più dinamiche, dove l’innovazione e la digitalizzazione offrono nuove opportunità per il rilancio e la crescita delle iniziative imprenditoriali giovanili”. 

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Il Gem rappresenta un vero e proprio “frame informativo” che mette a disposizione dei diversi stakeholders i dati raccolti nei diversi paesi, organizzati in forma comparabile. Il loro utilizzo e l’analisi si prestano ad approfondimenti e riflessioni di studiosi ed operatori di policy, consentendo di ottenere una conoscenza più approfondita del fenomeno dell’imprenditorialità e soprattutto delle sue determinanti: in sintesi si tratta di un importante strumento per orientare, in base alle reali necessità, le politiche nazionali e locali di sostegno e sviluppo all’imprenditoria”, ha commentato Gaetano Fausto Esposito, Direttore Centro Studi G.Tagliacarne.

Il rapporto evidenzia dunque la necessità di politiche più incisive, formazione mirata e riduzione della burocrazia per favorire l’attivazione imprenditoriale, in particolare tra donne e giovani. Un impegno strategico per costruire un’economia più inclusiva, dinamica e sostenibile.

L’intervista di affaritaliani a Alessandra Micozzi, Professoressa Ordinaria di Economia Applicata presso Universitas Mercatorum e Coordinatrice del Team GEM ITALIA

 

L’indagine GEM di quest’anno mostra che l’Italia si posiziona al 34º posto su 51 economie analizzate nel 2024. L’attivazione imprenditoriale nel nostro Paese rimane quindi strutturalmente bassa e fortemente pro-ciclica. Si tratta di un dato poco incoraggiante, perché aumentare i tassi di attivazione imprenditoriale è fondamentale per la salute economica di un Paese: significa favorire l’innovazione, alimentare le prospettive di crescita economica e rispondere efficacemente alle grandi sfide attuali, come il cambiamento climatico, la sostenibilità sociale e ambientale e la digitalizzazione. Un altro aspetto rilevante riguarda il gender gap, che, anziché ridursi, continua ad ampliarsi. Inoltre, le nuove imprese tendono a concentrarsi principalmente nei settori del commercio e dei servizi alle imprese, trascurando in larga parte i comparti ad alta tecnologia“, ha dichiarato Alessandra Micozzi, Professoressa Ordinaria di Economia Applicata presso Universitas Mercatorum e Coordinatrice del Team GEM ITALIA, ai microfoni di affaritaliani.

Micozzi ha concluso: “Va ricordato che l’imprenditorialità è anche un fenomeno sociale e culturale: la dimensione culturale incide profondamente, poiché modifica abitudini e rappresentazioni consolidate. La cultura influisce, ad esempio, sulla percezione della carriera imprenditoriale come scelta desiderabile e sulle convinzioni individuali, come quelle legate al divario di genere. Una delle principali barriere è proprio la scarsa fiducia che molte donne hanno in sé stesse. In questo senso, la formazione, a tutti i livelli del sistema educativo, gioca un ruolo cruciale: è lo strumento chiave per cambiare approccio e mentalità”.

L’intervista a Giuseppe Tripoli, Segretario Generale di Unioncamere

 

Giuseppe Tripoli, Segretario Generale di Unioncamere, ha commentato: Il Rapporto GEM è uno strumento realmente importante, perché consente di confrontare il livello di imprenditorialità tra diversi Paesi, sia in Europa che nel resto del mondo. Questo confronto ci permette di avere una valutazione più completa e articolata su come funziona, e su come sta evolvendo, il sistema imprenditoriale in Italia. Da anni segnaliamo un dato preoccupante: il numero di nuove imprese è in costante calo anno dopo anno. Si tratta di un fenomeno significativo, soprattutto per un Paese che storicamente si è sempre distinto come ‘Paese di imprenditori’‘.

Il rapporto evidenzia inoltre un altro elemento critico: fatta eccezione per i settori ad alta e nuova tecnologia, dove effettivamente si registra una buona presenza di start-up innovative, il nostro sistema imprenditoriale mostra una debolezza strutturale. In Italia, infatti, molti imprenditori avviano un’attività, ma raramente riescono a farla crescere in termini di dimensione e consolidamento. Su questo fronte è necessario intervenire sotto diversi profili: innanzitutto, sul piano finanziario, ma anche attraverso il rafforzamento delle competenze, politiche pubbliche più efficaci e la rimozione di molti vincoli burocratici che ostacolano lo sviluppo delle imprese”, ha concluso Tripoli.

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L’intervistadi affaritaliani a Giovanni Cannata, Rettore di Universitas Mercatorum

 

Il rapporto di cui parliamo ha una dimensione internazionale: viene infatti realizzato in 120 Paesi, ognuno dei quali ha un’unità di riferimento incaricata della sua stesura. Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto è stato elaborato dall’Università Mercatorum, in particolare dal gruppo coordinato dalla professoressa Micozzi, con la collaborazione di docenti e ricercatori interni, oltre che di alcuni colleghi dell’Università Politecnica delle Marche. Il ruolo dell’università, in questo contesto, è quello di fungere da agente attivo su una realtà nazionale, mettendola a confronto con quelle degli altri 119 Paesi partecipanti. Tuttavia, l’università non deve essere l’unico attore diretto: deve piuttosto agire come ‘lievito’, stimolando e facilitando l’azione di altri soggetti“, ha dichiarato Giovanni Cannata, Rettore di Universitas Mercatorum, ai microfoni di affaritaliani.

Chi sono, quindi, i destinatari di questo rapporto? Sicuramente il mondo accademico, che può trovare spunti per approfondire ricerche o sviluppare nuove linee di studio a partire dai punti critici o focali emersi. Ma anche le istituzioni territoriali, le associazioni di rappresentanza delle imprese, e più in generale tutti quei soggetti che possono trarre valore da un’analisi comparativa a livello internazionale. Inoltre, il rapporto si rivolge ai poteri pubblici. Pensiamo, ad esempio, al Ministero delle Imprese, che può essere considerato il destinatario istituzionale più diretto di questo tipo di lavoro. L’università può infine fungere da stimolo anche per le organizzazioni internazionali. È significativo, in tal senso, l’intervento di Stefano Scarpetta dell’OCSE, che questa mattina ci ha offerto una prospettiva utile per comprendere come le analisi dell’OCSE si intreccino con quanto emerso dal nostro rapporto“, ha concluso Cannata.





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