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Le tesi di laurea più innovative nel settore agroalimentare


Premiare l’innovazione finalizzata a colmare il divario tra produzione scientifica ed esigenze del sistema agroalimentare. È l’obiettivo dell’Agrifood Future Award, il premio dedicato alle tesi di laurea più innovative e impattanti per il comparto cibo consegnato oggi a Salerno nel corso di Agrifood Future Research. La competizione, alla prima edizione, è stata organizzata da Unioncamere, Camera di Commercio di Salerno, Rural Hack, Image Line® e ha vagliato oltre 100 tesi di laurea magistrale (2022–2024) che promuovono l’innovazione sostenibile nei sistemi agroalimentari per identificare tre elaborati provenienti da un percorso agrario, tre derivanti da percorsi non agrari, e un premio speciale riservato ad Agricoltura ed Energie Rinnovabili. A valutare le candidature provenienti da 22 università italiane ed europee, una giuria di esperti con la direzione scientifica di Alex Giordano, professore dell’Università Federico II di Napoli e autore di “FoodSystem 5.0”.  

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“Abbiamo selezionato i vincitori premiando tesi che offrono soluzioni concrete e replicabili – ha spiegato Giordano –. Si tratta di ricerche e soluzioni già pronte per essere adottate dalle imprese per rispondere alle sfide agronomiche, organizzative e gestionali del presente. L’obiettivo dell’iniziativa è infatti valorizzare progetti non solo ad alto impatto ambientale, economico e sociale, ma anche capaci di attivare cooperazione tra imprese, comunità, istituzioni e attori territoriali”. I lavori sono stati valutati per “Chiarezza espositiva”, “Metodo Scientifico”, “Innovazione Tecnologica e/o di processo”, “Impatto e ricaduta sui food system”, “Valorizzazione della Cooperazione”.

Tra gli elaborati agrari, Enrico Giovanella (Università di Modena e Reggio Emilia) ha guadagnato il primo posto con un lavoro che si concentra sull’utilizzo di immagini iperspettrali per identificare danni invisibili da cimice asiatica alle pere. Medaglia d’argento per Michele Gullino (Università di Bologna), che ha lavorato sulla accessibilità delle tecnologie, dimostrando che si può fare agricoltura di precisione anche con strumenti low-cost e intelligenza artificiale open source. Beatrice Danesi (Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza), al terzo posto, ha mostrato il valore della differenziazione, usando la vendemmia selettiva per rispettare la biodiversità interna dei vigneti e migliorare la qualità del vino. Per quanto riguarda le tesi non agrarie, Leonardo Nitti (Politecnico di Milano) si è distinto per aver puntato sulla prevenzione, con algoritmi di machine learning che leggono precocemente i segnali di malattia della vite. Secondo premio ex-aequo per Federica Amato (Università di Padova) e Chiara Tezza (Università di Verona), che si sono concentrate rispettivamente sull’uso dell’intelligenza artificiale per la sicurezza alimentare e sullo sviluppo di strategie di lotta biologica con batteri autoctoni. Nella categoria “Agricoltura ed Energie Rinnovabili”, Lamiaa Chab (Università della Tuscia) ha dimostrato l’importanza di un approccio integrato per l’agricoltura, la silvicoltura e le energie rinnovabili in un quadro internazionale. 

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