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Benetton riduce le perdite ma continua la chiusura dei negozi


La cura di Claudio Sforza funziona. A meno di un anno dal suo arrivo, Benetton Group chiude il 2024 con una miglior posizione netta e perdite più che dimezzate. Tengono i ricavi, che si attestano a 916,9 milioni di euro contro il miliardo dell’anno precedente, nonostante il calo del 10,8% registrato dalla produzione industriale del settore negli ultimi due anni.

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In arrivo altre chiusure dei negozi

Nonostante la chiusura di un centinaio di negozi in Italia nel 2024, destinati a salire a 500 entro il 2026 includendo anche l’estero, e un mercato tessile-abbigliamento in flessione del 10%, Benetton è riuscita a contenere il calo di fatturato. La posizione finanziaria netta, che si è ridotta di circa 50 milioni, passando da -460 a -411 milioni e le perdite sono state ridotte sotto i 100 milioni dai 235 del 2023, quando le attese erano per un rosso di 110.

Un segnale incoraggiante arriva anche dai negozi diretti, che nel 2024 hanno registrato una crescita media del 7% del fatturato. Un dato che conferma la possibilità concreta di rilancio, nonostante le difficoltà strutturali del settore. A sostenere il piano di trasformazione è Edizione, la holding della famiglia Benetton presieduta da Alessandro Benetton, che ha stanziato complessivamente 260 milioni per salvaguardare l’attività storica del marchio. Di questi, Sforza ne ha già utilizzati 90, mentre per completare il percorso di risanamento ne serviranno altri 30-50 milioni.

Ma le vendite online non decollano

Resta però ancora indietro l’e-commerce, da sempre uno dei punti deboli del gruppo di Ponzano Veneto. Nelle intenzioni del management dovrebbe rappresentare una leva strategica per il rilancio, ma al momento vale appena il 13% del totale delle vendite, in lieve aumento rispetto al 12% dell’esercizio precedente e ben lontano dalla media di mercato, che si attesta attorno al 30%.

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Per colmare il gap, Sforza ha istituito una divisione dedicata, che risponde direttamente a lui, con l’obiettivo di portare il peso dell’online tra il 20% e il 25% nel medio periodo.

Tagli anche alla produzione interna e addio alla sede centrale

Il piano di Sforza si fonda su cinque pilastri: rilancio del brand, potenziamento dei canali digitali, riduzione del costo del prodotto finito senza sacrificare la qualità, razionalizzazione della rete e taglio dei costi generali. Il vero cambio di passo, però, è produttivo: addio agli stabilimenti in Tunisia, Croazia e Serbia, con una forte esternalizzazione della produzione e un’accelerazione del ciclo industriale, ridotto da 12 a 6 mesi.

La riorganizzazione ha coinvolto anche la sede centrale: Villa Minelli, ex simbolo dell’azienda, è stata svuotata, con il trasferimento delle attività al polo di Castrette di Villorba. Una scelta che ha garantito una gestione più sinergica ed efficiente. Sul fronte prodotto, il gruppo ha cercato nuove direzioni, puntando sull’Asia. In Corea del Sud – tra i mercati più dinamici per Benetton – sono state lanciate due nuove collezioni, Sisley K e Bbold, che uniscono il minimalismo asiatico all’estetica occidentale. Un segnale, forse, di una nuova identità in costruzione.

Ma resta aperta la domanda cruciale: si tratta di un vero rilancio o solo di un’agonia ben gestita? Sforza promette il pareggio di bilancio entro il 2026. Sarà un ritorno alla gloria o l’elegante decostruzione di un marchio che ha segnato un’epoca? Il tempo – e il mercato – daranno la risposta.





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