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«Una Primavera per il centrosinistra. Basta personalismi, serve competenza»


«In soli tre mesi si sono avvicinate a Primavera migliaia di persone, associazioni, imprenditori e soprattutto giovani ed eletti civici. Persone conosciute e apprezzate nei loro campi e sui loro territori», spiega Vincenzo Spadafora, ex ministro e sottosegretario M5s che a gennaio ha fondato la sua associazione politica. Con l’obiettivo di esser in campo alle prossime politiche. E aggiunge: «Basta con l’uno vale uno: ci vuole esperienza».

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A che punto siamo? In questi mesi chi ha aderito al suo progetto?
«Non siamo alla ricerca di volti noti per attrarre attenzione. Primavera è una comunità aperta, fatta da donne e uomini che hanno costruito credibilità e consenso nei loro campi e che ora vogliono mettersi in gioco, ridare la speranza ad un Paese che sembra averla persa. Ci stiamo ramificando in tutte le regioni, dal Piemonte alla Sicilia, passando per le Marche e la Campania, regioni nelle quali vorremmo dare il nostro contributo alle prossime elezioni regionali».

L’obiettivo è dare una casa a delusi a Pd e M5s rimanendo nel centrosinistra: ma come li convince questi elettori delusi?
«A loro bisogna ridare la voglia di partecipare e noi lo stiamo facendo partendo dal basso, coinvolgendo chi si occupa quotidianamente dei problemi dei cittadini. Un lavoro faticoso a cui la politica ha rinunciato da tempo anche a causa di una legge elettorale che ha creato una distanza tra eletti ed elettori. La credibilità delle persone che hanno fondato Primavera rappresenta la leva per convincere chi oggi è distante dalla politica e pensa che i politici siano tutti uguali. Primavera ha la libertà di poter costruire insieme a tante persone, nei prossimi due anni che ci separano dalle politiche, una visione futura del Paese senza rincorrere le semplificazioni fatte solo di spot e ricerca del consenso immediato».

Ma non è già troppo affollato il campo del centro-centrosinistra?
«È affollato di personalismi e non di forze politiche in grado di raccogliere il consenso che oggi manca al centro sinistra e senza il quale la destra vincerà anche le prossime elezioni politiche. Altre esperienze a supporto del cosiddetto campo largo sembrano non decollare. Il Pd di Elly Schlein, perno centrale della coalizione, difficilmente crescerà ulteriormente e soprattutto ha già una classe dirigente sold out che non lascia spazio a chi invece vuole fare un percorso di crescita. Penso soprattutto ai tanti eletti civici che sentono il bisogno di partecipare a un progetto nazionale. E credo che in Campania, anche dopo le regionali, si creeranno opportunità importanti in vista delle politiche».

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A proposito: Carlo Calenda sostiene che l’M5s andrebbe cancellato e si dovrebbe fare un campo largo escludendo i grillini. Cosa ne pensa?
«La logica di Primavera è l’esatto contrario: bisogna includere non escludere, unendosi sulla base di valori comuni e di proposte concrete per gli italiani, dal salario minimo, al sostegno alle imprese. Senza pregiudizi ideologici».

L’obiettivo sono le politiche del 2027, ha detto recentemente: ma prima ci sono le Regionali in Campania che sono il vero test delle politiche. Presenterete una lista già per le urne d’autunno?
«Parlare di vero test per una associazione politica nata tre mesi fa mi sembra fuori luogo. Primavera è un progetto autentico, serio e per questo avrà bisogno dei suoi tempi per crescere. Certamente vorremmo dare il nostro contributo al centro sinistra che speriamo sia aperto ed inclusivo e non faccia l’errore di credere di aver già vinto. Ne discuteremo anche domani a Napoli, al teatro Sannazaro, dove presenteremo le prime proposte su sanità, emergenza abitativa e giovani e a farlo saranno persone competenti e capaci: Anna Maria Minicucci, che ha diretto per anni il polo pediatrico Santobono, l’avvocato Marco Salzano e Gianluca Cirillo, giovane attivista di Primavera».

Si fa strada l’idea di Roberto Fico, candidato governatore del campo largo in Campania. Cosa ne pensa lei che lo conosce bene?
«Chiunque sarà il candidato, penso che sia necessario convincere gli elettori sul modello di sviluppo che vogliamo in Campania, una regione ricca di contraddizioni: abbiamo un numero impressionante di piccole e medie imprese in crescita e allo stesso tempo i dati più preoccupanti di povertà assoluta e di diseguaglianza sociale. In questi mesi bisognerà dire cosa si fa ancora prima di chi lo fa. Parlare di valori, ascoltare le tante voci di una regione in cui le espressioni di cittadinanza attiva sono tante e qualificate. E poi in Campania bisogna vincere ma bisogna anche governare; altrimenti da simbolo di vittoria per il centro sinistra, la Campania potrebbe diventare il miglior spot elettorale per la Meloni».

Cosa porta in questa associazione della sua esperienza nell’M5s? E cosa non porta?
«Primavera è un progetto completamente nuovo, che ha posizioni nette sui temi dell’inclusività e sulla lotta alle diseguaglianze, temi su cui è iniziato il mio impegno sociale proprio in provincia di Napoli, oltre trent’anni fa. Dalla tutela dei lavori, alla sanità pubblica, alla scuola abbiamo idee e posizioni molto chiare. E per affrontare questi temi sappiamo che “uno non vale uno” e per governare il Paese ci vogliono competenza ed esperienza».





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