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Aperta procedura di infrazione

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La Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per presunte violazioni della normativa comunitaria che tutela i diritti degli azionisti nelle società quotate. In particolare, secondo l’UE, la legislazione nazionale limiterebbe la libertà dei soci di designare un rappresentante per esercitare il diritto di voto in assemblea.

La questione tocca il cuore del funzionamento del mercato dei capitali. La Commissione contesta a Roma il mancato recepimento pieno della Direttiva 2007/36/CE, modificata nel 2017 dalla Direttiva 2017/828, strumenti fondamentali per rafforzare la governance societaria e stimolare la partecipazione degli investitori. Le norme europee puntano infatti a garantire la trasparenza e a favorire il coinvolgimento attivo degli azionisti nelle decisioni aziendali, soprattutto in un contesto di mercati finanziari sempre più integrati e competitivi.

Il procedimento comunitario è partito con l’invio di una lettera di messa in mora, primo passo formale di una procedura che, se non risolta, potrebbe sfociare in un deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia dell’UE. La lettera di costituzione in mora è stata inviata il 7 maggio 2025: entro due mesi il governo italiano dovrà rispondere alle osservazioni sollevate da Bruxelles, illustrando eventuali misure correttive per evitare la prosecuzione dell’iter sanzionatorio.

Al centro del dossier vi sarebbe una disciplina interna che, di fatto, ostacola la libera scelta dei rappresentanti in assemblea, creando un disallineamento con gli standard comunitari e scoraggiando la partecipazione degli investitori, in particolare quelli istituzionali e transfrontalieri. Un fattore che, secondo gli analisti, rischia di ridurre l’attrattività del sistema Italia nei confronti dei capitali internazionali e di compromettere la competitività delle nostre imprese sul mercato azionario europeo.

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Il mancato adeguamento potrebbe costare caro. Oltre a possibili sanzioni pecuniarie, l’Italia potrebbe veder aggravato il proprio già ampio contenzioso europeo, con ripercussioni anche in termini di reputazione presso investitori, agenzie di rating e istituzioni finanziarie.

Con questo nuovo richiamo, Bruxelles rilancia il tema della modernizzazione della corporate governance in Europa, ricordando che un sistema di regole trasparenti e uniformi è essenziale per attrarre capitali, sostenere la crescita e rafforzare l’Unione dei mercati dei capitali.

Le infrazioni europee a carico dell’Italia

Al 12 febbraio 2025, l’Italia ha 63 procedure di infrazione aperte: 49 per violazione del diritto dell’Unione e 14 per mancato recepimento di direttive. Il settore ambientale è il più colpito, seguito da affari economici e finanziari, energia, lavoro e politiche sociali, e trasporti. Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha pagato oltre 800 milioni di euro in sanzioni per inadempienze comunitarie.



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