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L’Agenda 2030 per valutare la giusta direzione delle politiche economiche nell’Ue


Sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo

Il Comitato economico e sociale europeo (Cese), riunito in sessione plenaria il 29 e il 30 aprile, ha adottato una serie corposa di pareri su aspetti strategici che dovrebbero guidare i programmi, il bilancio dell’Unione e il coordinamento macro-economico degli Stati membri, confermando ancora gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 come metro di misura per valutare se le scelte politiche portano a progressi nella giusta direzione.

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Nel parere sulle proposte di riforma e investimento nell’ambito del ciclo del semestre europeo 2024-2025 il Cese chiede un utilizzo meglio mirato nelle raccomandazioni formulate dalla Commissione europea ai singoli Stati membri nel ciclo del semestre europeo, invitando a intensificare la comunicazione e la sensibilizzazione sistematiche sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile quando le proposte di investimento e di riforma si traducono in azioni e misure concrete. Nel merito evidenzia che una maggiore comprensione degli SDGs da parte dell’opinione pubblica creerebbe notevoli opportunità per garantire un approccio globale allo sviluppo sostenibile. Aggiunge, inoltre, che obiettivi di ampio respiro e traguardi chiari e ambiziosi per il raggiungimento degli SDGs consentirebbero di valutare, nel contesto del semestre europeo, se le politiche e gli investimenti esistenti sono efficaci e portano a progressi nella giusta direzione, oppure se invece c’è bisogno di ulteriori riforme e investimenti che possono quindi essere oggetto di raccomandazioni nel quadro del processo. Ritiene dunque sia necessario ripensare l’attuale approccio all’analisi del divario rispetto agli SDGs che è applicato al semestre europeo.

Il Cese rilancia la richiesta di istituire, tramite regolamento Ue, procedure su come coinvolgere i portatori di interesse in modo obbligatorio, sistematico, strutturale e utile a livello di Stati membri, chiedendo che la Commissione faccia della qualità del coinvolgimento delle parti interessate un criterio per l’approvazione del Piano nazionale di bilancio a medio termine.

Nel parere viene anche chiesto di prorogare la scadenza per l’utilizzo dei fondi del dispositivo per la ripresa e la resilienza, almeno fino al prossimo quadro finanziario pluriennale che prenderà il via nel 2028, qualora risulti evidente che in caso di mancata proroga si verificherebbe una perdita di fondi; ribadisce poi la necessità di creare un fondo strategico per gli investimenti, con una dotazione equivalente al dispositivo per la ripresa e la resilienza, che dia priorità al finanziamento dei beni comuni europei e degli investimenti nazionali in linea con le principali priorità politiche europee.

Nel parere sulla strada del prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Ue 2028-2034, il Cese ha chiesto una ri-concettualizzazione del budget europeo come veicolo di investimento in grado di convogliare le sue priorità e fornire beni pubblici europei, rivedendo le attuali regole in modo da prepararsi a rispondere a future pressioni inflazionistiche, semplificare le regole e de-frammentare i programmi, così come indicato anche nei rapporti Draghi e Letta. Nel contesto, il Cese chiede di finanziare la competitività sostenibile e la resilienza del mercato unico nel prossimo futuro con l’emissione congiunta di debito dell’Ue, come sperimentato con successo in risposta alla pandemia. I settori di chiaro interesse comune europeo che dovrebbero essere finanziati con l’emissione di debito congiunto sono indicati, a titolo esemplificativo, nella sicurezza sanitaria, nelle capacità di difesa e nelle infrastrutture transfrontaliere critiche.

Inoltre, specificamente propone l’obbligo di destinare una quota minima del bilancio a obiettivi integrati (ad esempio, competitività, cambiamenti climatici, conservazione della biodiversità, resilienza idrica, parità di genere, giovani, Obiettivi di sviluppo sostenibile). Nel merito precisa che valutare l’integrazione significa considerare i risultati a lungo termine, richiedendo un monitoraggio più approfondito e lo sviluppo di più sofisticate metodologie di valutazione d’impatto sociale. Tra le altre richieste, evidenzia la necessità di ampliare il budget della ricerca.

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Il Cese chiede, in via generale, un significativo coinvolgimento della società civile oltre la consultazione, con la messa a disposizione di adeguate risorse, considerando questo coinvolgimento non un mero aspetto procedurale ma uno strumento essenziale per assicurare che i fondi effettivamente rispondano ai reali bisogni economici e sociali sul campo. Nel contesto chiede l’integrazione della verifica d’impatto sulle giovani generazioni (youth check) dei fondi.

Inoltre, evidenziando il calo del sostegno globale alle istituzioni democratiche, il Cese esorta l’Ue ad ampliare significativamente il suo ruolo di custode dei valori democratici, istituendo un solido quadro di finanziamento per i media indipendenti, le organizzazioni di controllo e le iniziative civiche. Approvando la proposta di iniziativa “Scudo per la democrazia”, raccomanda lo stanziamento di risorse sufficienti per proteggere efficacemente i valori dell’Ue, attribuendo un ruolo centrale alle organizzazioni della società civile.

Nel parere misure per un’economia europea resiliente, coesa e inclusiva, il Cese invita a sviluppare un quadro di governance dell’inflazione dell’Ue più sofisticato, che affronti direttamente la shockflation, ovvero l’inflazione causata da shock sui prezzi di rilevanza sistemica con conseguenti asimmetrie sugli impatti sociali e sulle diseguaglianze, non garantendo protezione per le persone più a rischio. Il Cese chiede dunque d’istituire strutture di governance adeguate adottando un’azione coordinata tra la politica monetaria e misure settoriali mirate. Nel contesto, raccomanda di attivare un processo di consultazione formale, permanente e strutturato, nel cui ambito i governi nazionali lavorino a stretto contatto con le autorità a tutti i livelli e in partenariato con i sindacati, i datori di lavoro, le organizzazioni della società civile e altri organismi responsabili durante l’intero ciclo politico, dalla preparazione e attuazione al monitoraggio e alla valutazione. In un punto specifico del parere, evidenzia l’importanza di bilanciare la spesa per la difesa con altre priorità strategiche e d’includere nella definizione di difesa altri elementi essenziali per l’esistenza stessa dell’Ue, ossia la democrazia, lo Stato di diritto e i valori sociali.

Mettendo in chiaro che il deficit di finanziamento rimane il tallone d’Achille dell’Ue nella sua grande aspirazione a rendere l’Ue e il mercato unico pronti per le sfide del futuro, nel parere investimenti e riforme per stimolare la competitività europea e creazione di un’Unione dei mercati dei capitali offre alcune specifiche indicazioni a partire dai rapporti Draghi e Letta e dall’iniziativa Unione del risparmio e degli investimenti (vedi secondo punto della rubrica Europa del 25 marzo 2025). Nel contesto il Cese promuove ancora la creazione di un fondo di investimento dell’Ue per la competitività e la resilienza, e l’aumento dei programmi cofinanziati – come i fondi strutturali – nell’ambito del prossimo Quadro finanziario pluriennale dell’Ue. Nel merito richiama le disposizioni contenute all’articolo 2, paragrafo 2, del regolamento (Ue) n. 2024/1263, in base al quale il cofinanziamento nazionale dei programmi dell’Ue non viene preso in considerazione ai fini del percorso della spesa netta secondo le nuove regole di bilancio dell’Ue.

Un altro importante parere è dedicato all’eliminazione graduale delle sovvenzioni ai combustibili fossili, garantendo nel contempo la competitività europea, attenuando la crisi del costo della vita e promuovendo una transizione giusta.

Affrontando l’argomento su un’ampia base di raccolta di studi e di dati, il Cese chiede che l’eliminazione delle sovvenzioni ai combustibili fossili s’inscriva in un più vasto pacchetto fiscale e strategico, tagliato su misura per i singoli Stati membri e definito attraverso un dialogo sociale e civile ampio e inclusivo. Il Cese indica in ordine di priorità l’eliminazione delle sovvenzioni più dannose sul piano ambientale e sociale. Mentre le sovvenzioni mirate, basate sul reddito delle famiglie o sulla vulnerabilità delle imprese, possono, ove necessario, essere eliminate in modo più graduale sostituendole con incentivi alla decarbonizzazione.

Per far comprendere la dimensione del fenomeno, il Cese evidenzia che i sussidi alle fonti fossili rimangono ancora superiori rispetto a quelle per le fonti energetiche rinnovabili. Per la quantificazione, invita a utilizzare i metodi di calcolo adottati in materia dal Fondo monetario internazionale (Fmi) che includono nel computo anche le sovvenzioni implicite, comprendendo le stime del costo sociale e dunque dei costi sanitari derivanti dall’inquinamento atmosferico e di altre esternalità quali la congestione del traffico e gli incidenti precisando che se si utilizza il metodo di calcolo dell’Fmi, l’importo complessivo delle sovvenzioni ai combustibili fossili nell’Ue risulta assai superiore a quello stimato dalla Commissione, attestandosi intorno ai 300 miliardi di Usd all’anno.

Il Cese indica necessario che tutte le forme di sostegno finanziario a nuove infrastrutture per combustibili fossili dovrebbero essere eliminate in permanenza da tutti gli strumenti di finanziamento previsti dal quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2028-2034, e raccomanda che, anziché mantenere tali forme di sostegno, si assegnino fondi alla ricerca e sviluppo sui combustibili puliti, rispettando criteri rigorosi in linea con la tassonomia dell’Ue. Allo stesso scopo dovrebbero essere anche riviste le norme sugli aiuti di Stato.

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Nel parere dedicato alla dimensione economica del rispetto dello Stato di diritto, il Cese offre valutazioni approfondite nel merito dell’argomento chiedendo un maggior impegno della Commissione  e degli Stati membri, mettendo in evidenza che il rispetto dello Stato di Diritto è un prerequisito fondamentale per l’attività economica e quindi fattore che determina l’attrattività di un luogo per le imprese.

Nel parere sulla revisione intermedia della politica di coesione (vedi le proposte della Commissione al secondo punto nella rubrica Europa dell’8 aprile 2025), il Cese riconosce che l’aumento delle esigenze, ad esempio in termini di competitività, rafforzamento delle capacità di difesa e garanzia dell’autonomia strategica, richiede anche nel caso della politica di coesione un raggruppamento dei temi prioritari a favore di questi settori. Allo stesso tempo avverte il rischio che tutta questa “inflazione” di nuovi obiettivi della politica di coesione possa distogliere dall’obiettivo principale di tale politica, che è quello di ridurre le disparità sociali, economiche e territoriali tra le regioni dell’Ue. E precisa, inoltre, che nel quadro della politica di coesione non sempre è necessario sostenere l’eccellenza a livello mondiale; mentre in molte regioni è sufficiente ottimizzare le risorse di cui dispongono per svilupparsi in base al principio della specializzazione intelligente, che garantisca loro una crescita futura sostenibile e a lungo termine.

Orizzonte Europa: la ricerca europea genera fino a 11 euro per ogni euro investito

Il 30 aprile, la Commissione europea ha presentato i risultati del programma faro di ricerca e innovazione dell’Ue per il periodo 2021-2027 Orizzonte Europa, con un’apposita Comunicazione Orizzonte Europa: ricerca e innovazione al cuore della competitività. La Comunicazione s’inserisce in un momento di forte promozione per i temi della ricerca e dell’innovazione, a partire dalle relazioni di Enrico Letta e Mario Draghi, come poi riflesso nel quadro della bussola per la competitività.

La Commissione, dichiarando nelle premesse che ora più che mai la ricerca e l’innovazione plasmeranno il futuro dell’Europa, precisa che l’innovazione non nasce da un giorno all’altro, ed evidenzia che gli investimenti nella scienza possono richiedere 20-25 anni per raggiungere il mercato, con poche differenze tra i vari settori scientifici. Ma questo tipo di investimento a lungo termine nelle priorità strategiche è ciò che produce un impatto: consente all’Ue di costruire un’ampia base di conoscenze e un solido bacino di ricerca e innovazione, e quindi di promuovere la competitività economica dell’Ue nelle tecnologie del presente e del futuro, nonché di reagire rapidamente in periodi di crisi, sostenendo la resilienza socioeconomica dell’Ue.

In termini di proiezione di dati concreti, sulla base dell’analisi approfondita svolta dai servizi della Commissione nel documento di lavoro che accompagna la Comunicazione, sulla base di modelli macro-economici, vengono evidenziati i benefici economici e sociali nei seguenti termini: si stima che un euro di costi per la società dell’Ue associato al programma (costi del programma e costi per i richiedenti) porterà benefici per i cittadini dell’Ue pari a circa 5-6 euro (misurati in termini di impatto sul Pil) nel periodo fino al 2045 e che il moltiplicatore del Pil mostra che ogni euro investito attraverso Orizzonte Europa dovrebbe generare fino a 11 euro di guadagni in termini di Pil entro il 2045.

Anticipando alcuni degli aspetti da sviluppare nel futuro prossimo, in esito ai risultati conseguiti, la Commissione indica che nei prossimi anni i programmi di ricerca saranno semplificati per facilitare l’accessibilità e l’efficacia anche economica, riducendo i formulari per le proposte e accorciando il tempo complessivo di concessione dei finanziamenti. Entro il 2027, l’intenzione è di finanziare almeno il 50% del bilancio attraverso finanziamenti forfettari. Sarà rafforzata l’integrazione con i programmi di ricerca nazionali favorendo un più decisivo orientamento verso le priorità europee, considerato che Orizzonte Europa rappresenta solo un decimo della spesa pubblica europea in ricerca. Saranno adottate misure per migliorare la valorizzazione dei risultati della ricerca favorendo gli scambi tra imprese università. Investimenti mirati sosterranno ulteriormente i ricercatori e gli imprenditori, garantendo che l’Ue continui ad attrarre, coltivare e trattenere talenti.

Ulteriori misure saranno sviluppate nel quadro delle annunciate strategie per le start-up e le scale-up Strategy, nella legge europea per l’innovazione, e nei prossimi programmi del Consiglio europeo per l’innovazione.

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