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Il parlamento europeo vota si alla procedura d’urgenza per la riforma sulla coesione


La commissione Regi del parlamento europeo, riunita a Strasburgo, ha votato si alla procedura di urgenza richiesta da Raffaele Fitto per la riforma di medio periodo della coesione. Con 22 voti favorevoli, 14 contrari e 4 astenuti, Le sinistre, soprattutto quelle italiane, che come al solito mostrano sempre un grande spirito patriotico, escono sconfitte da questo voto, mentre per il vicepresidente esecutivo Fitto, si tratta di un importante traguardo, che mostra come la riforma della coesione sia una delle piu attese e delle piu importanti riforme di questa legislatura,  Si temeva che in commissione Regi potesse accadere quello avvenuto dieci giorni in commissione Juri a Bruxelles, quando gli eurodeputati avevano votato contro la procedura d’urgenza decisa dalla presidente della commissione Ursula Von der Leyen sul piano di riarmo europeo. Invece i partiti di centro destra hanno votato compatti per il si, dando il via libera alla procedura di urgenza. 

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La procedura d’urgenza è regolata dall’articolo 122 dei Trattati europei e recita che “fatta salva ogni altra procedura prevista dai trattati, il Consiglio, su proposta della Commissione, può decidere, in uno spirito di solidarietà tra Stati membri, le misure adeguate alla situazione economica, in particolare qualora sorgano gravi difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell’energia”. E poi aggiunge che “qualora uno Stato membro si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo, il Consiglio, su proposta della Commissione, può concedere a determinate condizioni un’assistenza finanziaria dell’Unione allo Stato membro interessato. Il presidente del Consiglio informa il Parlamento europeo in merito alla decisione presa”. Nel caso specifico non si intende chiaramente sorpassare il parlamento europeo, che potra ovviamente proporre emendamenti alla riforma e votare, ma si accelera solamente l’iter procedurale su una riforma attesa da almeno quindici anni. Si tratta infatti di uno  strumento legislativo pensato proprio per affrontare situazioni straordinarie, come quella attuale, in modo rapido ed efficace. L’urgenza nasce dall’esigenza di approvare al più presto una riforma che garantisca agli Stati membri, alle regioni e ai territori la necessaria flessibilità, aggiornando priorità fissate ormai sei anni fa. Il voto in commissione a Strasburgo si era reso necessario perché non si era trovata una maggioranza netta e quindi si è deciso di passare al voto di tutta la commissione. 

La riforma presentata da Fitto ad inizio aprile, approvata dalla Commissione Europea, mira a una modernizzazione e ad un quadro normativo più semplice dell’utilizzo dei fondi strutturali europei, in particolare il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), per rispondere a nuove priorità strategiche dell’Unione Europea, tra cui difesa e competitività, case più accessibili e acqua.

La riforma si inserisce in un quadro di cambiamento globale, come sottolineato da Fitto, in cui le regioni e gli Stati membri devono affrontare sfide relative alla sicurezza, competitività e transizione ecologica. La necessità è di adeguare i programmi della politica di coesione, definiti tra il 2019 e il 2022, alle esigenze emerse successivamente, come la guerra in Ucraina e la necessità di rafforzare la capacità difensiva europea. La proposta non stravolge gli obiettivi originari della coesione (riduzione delle disparità regionali, competitività, decarbonizzazione), ma li amplia includendo nuove priorità.

La proposta approvata prevede modifiche al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) con un emendamento al Regolamento (UE) 2021/1058, che disciplina il FESR, per consentire il finanziamento per lo sviluppo dl settore della difesa, un’opzione prima esclusa dai fondi di coesione, che tradizionalmente si concentrano su piccole e medie imprese e sullo sviluppo regionale.

Come sottolineato dal Commissario Raffaele Fitto, la possibile riprogrammazione dei fondi per la difesa è assolutamente volontaria: gli Stati membri possono scegliere se “riorientare” o meno  le risorse verso questo settore o mantenere gli obiettivi originari (es. infrastrutture, scuole, ospedali). Non si tratta di un’imposizione, ma di un’opportunità per adeguare i programmi alle nuove priorità. La proposta non specifica un limite massimo finanziario, né se tali risorse debbano essere spese esclusivamente per prodotti europei, lasciando questi dettagli a successive definizioni attese nei prossimi giorni o settimane.

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