Secondo Bloomberg, il Consumer Financial Protection Bureau (CFPB) sta prendendo in considerazione la possibilità di modificare la recente normativa sull’Open Banking, a pochi mesi dalla sua approvazione ufficiale nell’ottobre 2024. La norma consente ai consumatori statunitensi di condividere in modo sicuro i propri dati bancari – come quelli relativi a conti correnti e carte di credito – con aziende fintech tramite piattaforme come Venmo o Betterment.
Questa regolamentazione, fondata sulla Sezione 1033 del Dodd-Frank Act, mira a promuovere la trasparenza e la concorrenza nel settore finanziario, ma ha generato reazioni contrastanti. Da un lato, le banche tradizionali esprimono forti preoccupazioni per i rischi legati alla sicurezza dei dati, per i costi associati all’accesso delle terze parti e per la difficoltà nel limitare usi impropri delle informazioni da parte di attori esterni. Dall’altro, le società fintech temono che un’eventuale revisione possa rallentare l’implementazione della norma e ostacolare l’innovazione nel settore.
In questo clima di incertezza, il CFPB è indebolito da una grave crisi interna, originata da tagli drastici al personale effettuati dal direttore ad interim Russell Vought: ad aprile, l’agenzia ha perso circa 1.500 dipendenti su 1.700, colpendo in modo particolare il team responsabile della regolamentazione. I sindacati hanno reagito con ricorsi legali, ottenendo un blocco temporaneo dei licenziamenti da parte di una corte federale.
Anche il fronte giudiziario è acceso: il Bank Policy Institute (BPI) ha avviato un’azione legale contro la norma subito dopo la sua approvazione. La Financial Technology Association (FTA), che rappresenta realtà come PayPal e Plaid, ha provato a difendere il regolamento in tribunale, ma a febbraio un giudice federale ha respinto la sua richiesta di intervento. È attesa un’udienza chiave per lunedì 12 maggio 2024, con il CFPB che dovrebbe esprimersi entro il 30 maggio, data limite per la presentazione formale delle obiezioni da parte del BPI.
Nel frattempo, l’agenzia si trova ad affrontare problemi di bilancio. La Commissione Servizi Finanziari della Camera dei Rappresentanti ha approvato un taglio del 70% ai fondi destinati al CFPB. Nonostante la Corte Suprema abbia confermato l’autonomia finanziaria dell’ente, una riduzione così drastica potrebbe limitarne la capacità di intervenire sia sull’Open Banking che su altri fronti, come la raccolta dei dati demografici nei prestiti alle piccole imprese.
Infine, la situazione è resa ancor più instabile dalla mancanza di una guida definitiva: Jonathan McKernan, nominato dall’ex presidente Donald Trump, è ancora in attesa di conferma da parte del Senato, bloccato da ritardi burocratici. In assenza di una leadership stabile, con risorse ridotte e responsabilità crescenti, il CFPB si trova in grande difficoltà nell’aggiornare normative complesse come quella sull’Open Banking.
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