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«Precariato di stato»: la protesta dei tecnici nei laboratori d’arte


«Ho iniziato a lavorare qui quattro anni fa, sempre con la partita Iva, ma di fatto lavoro come fossi una dipendente, con dei turni, orari e un badge». Chiara è una delle tecniche di laboratorio dell’Accademia delle Belle arti di Roma che martedì prossimo saranno davanti alla sede dell’istituto in presidio, per chiedere maggiore chiarezza sulla annunciata stabilizzazione dei lavoratori precari.

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PER ANNI la figura del tecnico di laboratorio non è stata inclusa nel contratto collettivo della categoria, per questo motivo i lavoratori dell’Accademia sono stati inquadrati attraverso contratti a termine di collaborazione, formalmente autonomi, rinnovati di anno in anno. «Questo nonostante la nostra sia una figura altamente professionalizzata, che svolge un lavoro sia intellettuale che manuale. Siamo di supporto alla didattica, per cui siamo in laboratorio affiancando i docenti, anche se talvolta capita anche di gestire l’aula. Nei fatti il nostro è un lavoro subordinato» spiega la lavoratrice. Una situazione che mette a rischio anche la tutela della salute: «Operando all’interno dei laboratori grafici, come serigrafia, xilografia o calcografia, siamo a contatto con prodotti chimici come solventi o acidi, inoltre maneggiano continuamente macchinari. Per questo abbiamo chiesto di poter avere la visita medica che spetta ai dipendenti per monitorare la nostra salute ma, essendo partite Iva, di fatto non esistiamo».

A FEBBRAIO 2024 con un decreto il ministero dell’Università ha incluso la figura nel contratto nazionale, sbloccando fondi per 19 milioni di euro per tutti gli istituti di alta formazione artistica, che comprendono anche i conservatori, per ampliare l’organico e permettere la stabilizzazione di alcune figure. Attualmente, nell’Accademia romana dovrebbero essere otto le figure stabilizzate a seguito di un avviso pubblico bandito dall’istituto, a cui poi dovrebbe seguire un bando che tuttavia non è ancora stato pubblicato. Questo, anche di fronte all’esaurimento dei fondi, costituirebbe una graduatoria utile a future stabilizzazioni.

«CI SONO DIVERSE QUESTIONI da chiarire» spiega Emanuele De Luca delle Camere del lavoro autonomo e precario (Clap), che sta seguendo la vertenza e, con le lavoratrici del laboratorio grafico, ha indirizzato una lettera aperta alla direzione dell’Accademia richiedendo un incontro. «Innanzitutto, c’è una questione di criteri: nell’avviso pubblico è richiesta la partecipazione a un concorso per titoli ed esami, e molti lavoratori ne hanno affrontato uno nel 2017, che tuttavia adesso non viene ritenuto idoneo». Si chiede, inoltre, che venga riconosciuta in un futuro bando l’anzianità di servizio per tutti i lavoratori che operano in accademia da tempo e che venga aperto un tavolo di confronto alla presenza anche dei sindacati. C’è poi un tema di prospettiva: «Le assunzioni previste non sono assolutamente sufficienti a coprire il fabbisogno del dipartimento, per cui cosa accadrà con le ore non coperte dalle nuove figure? Si ricorrerà nuovamente al rapporto di collaborazione nonostante il decreto? Inoltre, da inizio anno c’è già stata una riduzione dei tecnici impiegati» racconta Elisa, un’altra delle lavoratrici coinvolte dalla vertenza. «Siamo preoccupate anche dalla tipologia di contratto, che ci equipara agli amministrativi, ma il nostro lavoro è molto più impegnativo fisicamente e temiamo che questo non venga tenuto in conto anche in termini di monte ore» raccontano le lavoratrici.

INTANTO prosegue il percorso che dovrebbe portare nel 2025 a uno sciopero generale del settore culturale, a seguito di un appello pubblicato dall’associazione Mi riconosci e sottoscritto anche dalle Clap. «Se ci fermiamo finisce la festa» è lo slogan che hanno lanciato durante le manifestazioni del Primo maggio, per arrivare a un nuovo sciopero a sei anni di distanza da quello che portò circa duemila persone in piazza nel 2018.



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