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PMI italiane e dazi USA: analisi SWOT e strategie dei Commercialisti


Le nuove politiche tariffarie USA impongono alle PMI italiane una riflessione strategica urgente. L’aumento dei dazi minaccia la competitività del Made in Italy su un mercato chiave come quello americano. Come trasformare questa sfida in un’opportunità di crescita internazionale?

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Dazi USA e Pmi italiane come cambiare strategia per difendere l’export

I dazi doganali: uno strumento di protezione e pressione economica

pmi italiane dazi usaI dazi doganali, noti anche come tariffe, sono imposte applicate dai governi sui beni importati da altri paesi. L’obiettivo principale di queste misure è duplice: da un lato proteggere l’economia nazionale da una concorrenza estera ritenuta eccessiva o sleale, dall’altro riequilibrare la bilancia commerciale, disincentivando l’importazione di determinati beni. I dazi possono inoltre essere utilizzati come strumenti geopolitici o di pressione economica, specialmente in contesti di tensione internazionale, andando a colpire settori strategici del paese “bersaglio”.

L’esperienza statunitense: da Trump a America First 2.0

Nel caso degli Stati Uniti, i dazi sono stati impiegati con crescente frequenza negli ultimi anni, soprattutto sotto l’amministrazione Trump, che nel 2018 ha avviato una politica commerciale fortemente protezionistica. Con lo slogan “America First”, Trump ha introdotto dazi su acciaio e alluminio (25% e 10% rispettivamente) anche nei confronti di alleati storici come l’Unione Europea, innescando una spirale di misure e contromisure commerciali. Tra le categorie colpite in risposta ai dazi USA ci sono stati prodotti tipici italiani come il parmigiano, il prosciutto e il vino, generando forte preoccupazione tra gli esportatori italiani.

Questa linea politica, interrotta solo parzialmente durante l’amministrazione Biden, è stata ripresa con forza a partire dal 2025, in seguito al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. In continuità con il principio dell’“America First 2.0”, la nuova amministrazione ha annunciato un pacchetto di dazi aggiuntivi su una serie di beni europei del 20%, giustificandoli con la necessità di ridurre il disavanzo commerciale e tutelare l’industria manifatturiera americana.

Come sottolineato dal World Trade Organization (WTO), l’introduzione di dazi può avere effetti distorsivi sul commercio globale, penalizzando in particolare le piccole e medie imprese, che non dispongono degli strumenti finanziari e organizzativi delle multinazionali per assorbire l’impatto di barriere tariffarie. Per le piccole imprese italiane, che esportano negli Stati Uniti beni ad alto valore aggiunto (come alimentari DOP, moda, arredo, meccanica), l’introduzione di dazi rappresenta un fattore critico da valutare attentamente nelle proprie strategie di internazionalizzazione. Infatti, anche un aumento del 10-25% sul prezzo finale può determinare una perdita di competitività significativa, favorendo prodotti simili provenienti da paesi non soggetti a restrizioni.

Uno studio condotto dalla Camera di Commercio Italo-Americana di New York ha evidenziato che il 73% delle PMI italiane intervistate ritiene i dazi una “minaccia concreta” per la propria stabilità commerciale oltreoceano. Tuttavia, lo stesso studio sottolinea come molte imprese stiano cercando di reagire attraverso il raffor

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