L’1 maggio è alle spalle con la sua vuota retorica nelle piazze che ogni anno finisce per stancare sempre di più. I sindacati alzano la voce come se si trovassero dinnanzi a un’emergenza scoperta un’ora prima e lanciano proclami, appelli e avvertimenti al governo di turno, il quale ribatte snocciolando dati e risultati. Ma le morti sul lavoro esistono e restano nell’ordine di 3 al giorno. Padri e madri di famiglia che quotidianamente escono di casa per portare il pane e non tornano vivi. Inaccettabile, incommentabile.
Morti sul lavoro, detrazioni fiscali in arrivo
E la premier Giorgia Meloni sta cercando di reagire a questa piaga con lo stanziamento di altri 650 milioni di euro per potenziare la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Non è stato varato un decreto, in quanto prima ha deciso di incontrare i sindacati per discuterne insieme giovedì 8 maggio. L’idea a cui si lavora sarebbe, anzitutto, di incentivare gli investimenti per la sicurezza con detrazioni fiscali al 65% e fino a 130.000 euro. Oggetto del beneficio sarebbero tutte quelle iniziative messe in campo dalle imprese e che vanno al di là delle previsioni strettamente obbligatorie.
Italia nel confronto europeo
I dati sulle morti del lavoro restano drammatici. Sono state 1.090 nel 2024, in crescita di 43 sull’anno precedente. Di queste, 285 sono “in itinere”, cioè avvenuti non realmente sul posto di lavoro, bensì nel tragitto casa-lavoro o lavoro-casa. Da tenere in considerazione che all’estero gli incidenti in auto per andare al lavoro o di ritorno da esso non sono conteggiati nel fenomeno. E questo rende poco confrontabili i dati.
Scopriamo, ad esempio, che l’Italia non figura tra i Paesi con il maggiore tasso di morti sul lavoro. Davanti si piazzano Malta, Francia e Bulgaria. La media UE è di 1,66 per ogni 100.000 occupati. L’Italia si posiziona sopra di essa a poco più di 2.
Dati drammatici, ma in calo
Facendo riferimento ai dati italiani, scopriamo un’altra verità apparentemente in contrasto con la sensazione mediatica. Le morti sul lavoro non sono state così basse in rapporto agli occupati. L’anno scorso, risultano essere scese in area 4,55 su ogni 100.000 occupati. Pensate che negli anni Sessanta erano in media sulle 20. Da allora abbiamo assistito a un calo costante, anche se negli ultimi anni sembra che i dati si siano assestati da un punto di vista percentuale.
Teniamo anche conto che negli ultimi decenni è cambiato anche il volto del mercato del lavoro. I servizi ormai assorbono i tre terzi degli occupati, mentre la manifattura non più di un quinto. L’agricoltura occupa un residuale 4% della forza lavoro complessiva. Le morti sul lavoro si concentrano proprio nell’industria e in agricoltura, con il settore delle costruzioni particolarmente esposto al fenomeno.
Ignoranza di imprese e lavoratori sulla sicurezza
Cosa non funziona? Per dirla con le parole del presidente del CNEL, Renato Brunetta, sarebbe “l’ignoranza” di imprenditori e lavoratori.
Il riferimento è alla mancata conoscenza degli strumenti per potenziare la sicurezza sul luogo di lavoro e alla scarsa considerazione che si assegna ad essa. L’ex ministro della Pubblica Amministrazione non crede, invece, che le morti sul lavoro in Italia abbiano granché a che vedere con la volontà delle imprese di abbattere i costi. Accusa, poi, lo stesso legislatore di non essere in grado di fare rispettare le proprie stesse leggi.
Si parla spesso, a tale proposito, di carenza di ispettori del lavoro. A fine 2024 ve ne erano 4.585 sparsi sul territorio nazionale contro i 6.000 in Germania (a fronte di oltre 20 milioni di lavoratori in più), di 2.175 in Francia e 2.115 in Spagna nel 2022. Dunque, il problema non sarebbe nemmeno questo. Che poi i controlli siano scarsissimi, è vero. Ma come al solito, in Italia non manca il personale nella Pubblica Amministrazione. Semplicemente, è impiegato male (volutamente?).
INAIL, meccanismo assicurativo bonus-malus
Abbiamo un grosso paradosso. L’INAIL, che è l’istituto che si occupa degli infortuni sul lavoro, di risorse ne ha anche troppe. Nel 2023 chiuse il bilancio in avanzo record di 3,1 miliardi di euro. L’anno scorso, incassava 12,2 miliardi e ne spendeva 10,9 per un avanzo di cassa di 1,3 miliardi. In tutto, si aspetta che per quest’anno abbia liquidità accumulata per 42,7 miliardi. In pratica, se servissero soldi per cercare di contrastare le morti sul lavoro, problemi non ve ne sarebbero. Anzi, l’INAIL è diventato una cassaforte per lo stato, che attinge alla sua liquidità per contenere il debito pubblico.
L’INAIL funziona secondo un meccanismo prettamente assicurativo. Le imprese pagano in base al rischio di incidenti, tenuto conto di svariati parametri, tra cui il settore e il luogo di attività. Inoltre, conta la storia specifica. Le imprese virtuose, in cui gli incidenti sono bassi e sotto la media, beneficiano di uno sconto tra il 5% e il 30% sui tassi applicati. Viceversa, quelle rivelatesi più rischiose sono penalizzate con un pagamento extra tra il 7% e il 30%. E’ quello che in gergo si definisce “bonus-malus”. Per Brunetta è qui che bisognerebbe agire: “mettere fuori mercato” le imprese che non rispettano i parametri sulla sicurezza.
Morti sul lavoro, proposta di Brunetta (CNEL)
Di questo si discuterà probabilmente tra governo e sindacati. Combattere le morti sul lavoro inasprendo il bonus-malus può essere una soluzione di mercato efficace più di tante misure bandiera sventolate dai sindacati. Pierpaolo Bombardieri della UIL ha invocato il “reato di omicidio sul lavoro” per inasprire le pene a carico delle imprese inadempienti. Brunetta si mostra scettico, notando che simili iniziative come per il reato di omicidio stradale non hanno portato a una riduzione delle morti per incidenti.
La soluzione sarebbe, quindi, toccare le tasche dell’imprenditore: premiarlo quando si mostra virtuoso e stangarlo se si rivela poco sensibile al tema della sicurezza. Il meccanismo del bonus-malus sarebbe capace di spingere le imprese più inadempienti fuori dal mercato, gravandole di costi sempre più insostenibili. Viceversa, le imprese più virtuose otterrebbero risparmi. Volete vedere che le morti sul lavoro si abbasseranno facendo funzionare quel che di buono già esiste senza il bisogno di inventarsi ennesimi codicilli?
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