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“Il 65% ha rinunciato ad investire per le troppe difficoltà”  – Piazza Pinerolese


Che effetto fa, la burocrazia? Lo dice l’ultimo osservatorio della Cna su questo tema, presentato nei giorni scorsi presso la sede torinese dell’associazione che rappresenta piccole e medie imprese del mondo artigiano piemontese. Ma lo sintetizza soprattutto una frase di Delio Zanzottera, segretario regionale di Cna Piemonte: “La burocrazia che affrontano ogni giorno le aziende del nostro territorio è una macchina che consuma tempo, energie e denaro. Il nostro studio rivela che oltre il 65% degli imprenditori ha rinunciato a investimenti a causa della complessità burocratica“. “La sburocratizzazione — ha ribadito — non è un favore alle imprese, ma un diritto di cittadinanza economica. Non si tratta più solo di efficienza amministrativa, ma di giustizia: non è giusto che chi produce debba lottare contro l’apparato stesso che dovrebbe sostenerlo“.

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Alla presenza della politica
I numeri e i dati sono stati esposti alla presenza del mondo della politica, cui da tempo viene chiesto di mettere mano alla macchina burocratica (anche se l’effetto, in decenni di tentativi, tarda a farsi apprezzare). Erano in platea le senatrici Paola Ambrogio, Elisa Pirro, Anna Rossomando e la deputata Augusta Montaruli. Con loro anche la vicepresidente della Regione Piemonte Elena Chiorino e agli assessori regionali ai Trasporti e Infrastrutture, Marco Gabusi e allo Sviluppo delle Attività Produttive Andrea Tronzano. 

Un elenco di 100 proposte
A fronte di tali difficoltà quotidiane per le aziende, il mondo di Cna ha presentato 100 proposte operative elaborate dalla Confederazione: soluzioni immediate e concrete, capaci di ridurre tempi e costi burocratici senza nuovi oneri per la finanza pubblica. Tra le priorità indicate: la riduzione dei tempi autorizzativi, la semplificazione dei bandi pubblici, la razionalizzazione degli interlocutori istituzionali e una digitalizzazione realmente semplificativa.

Giovanni Genovesio, che di Cna Piemonte è il presidente, ha richiamato con forza l’urgenza di un cambiamento culturale nei rapporti tra imprese e pubblica amministrazione: “La burocrazia non è soltanto un costo invisibile. È il principale freno agli investimenti, all’innovazione e alla creazione di nuova occupazione. Dobbiamo superare definitivamente la logica per cui l’impresa viene percepita come un soggetto da controllare, quasi come un potenziale trasgressore. L’impresa va considerata come alleata dello sviluppo, parte della soluzione e non parte del problema”.

Una scorciatoia per i “buoni”
E l’idea potrebbe essere quella di un credito di semplificazione: “Chi dimostra di operare correttamente deve poter beneficiare di percorsi amministrativi più semplici e controlli meno invasivi. Non si tratta di rinunciare alla legalità, ma di premiare la correttezza e di liberare risorse produttive. Dobbiamo permettere alle imprese di lavorare senza sentirsi il nemico, ma riconoscendole come protagoniste del rilancio economico”.
 





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