Dal prossimo anno scolastico, i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) potranno iniziare già dal secondo anno della scuola superiore. La misura, contenuta nel Decreto PNRR-Scuola ora all’esame della Commissione Cultura del Senato, rappresenta una significativa novità nel sistema educativo italiano. Tuttavia, la proposta ha già suscitato forti perplessità e critiche da parte della Flc-Cgil, che denuncia uno sbilanciamento verso il mondo del lavoro a scapito della formazione culturale degli studenti.
PCTO anticipati al secondo anno: cosa prevede il decreto
Una delle novità più rilevanti del Decreto PNRR-Scuola è la possibilità per le scuole superiori di avviare i PCTO già a partire dal secondo anno, coinvolgendo quindi studenti di appena 15 anni. Il testo del provvedimento, in uno degli allegati, recita testualmente: “Nel primo biennio, oltre alle attività orientative collegate al mondo del lavoro e delle professioni, è possibile realizzare, a partire dalla seconda classe, i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento”.
Si tratta di un anticipo di 12 mesi rispetto alla normativa attuale, che finora prevedeva l’inizio di tali attività solo dal terzo anno in poi.
Le critiche della Flc-Cgil: scuola subordinata al lavoro
La misura è stata duramente contestata dalla Flc-Cgil, che ha espresso le proprie preoccupazioni durante un’audizione presso la Commissione Cultura del Senato.
Secondo il sindacato, il progetto mette in secondo piano la dimensione culturale e didattica dell’istruzione a favore di una forte caratterizzazione in chiave lavorativa, radicata nel territorio e orientata alle esigenze delle imprese. “Si privilegiano i raccordi con il mondo del lavoro e i contesti produttivi, mentre le attività didattiche risultano culturalmente impoverite, subordinate e addirittura funzionalizzate alle istanze formative avanzate dal contesto socioeconomico di appartenenza”, ha dichiarato la delegazione sindacale.
Ore scolastiche ridistribuite: meno istruzione generale, più flessibilità
Un altro punto critico sottolineato dalla Flc-Cgil riguarda la rimodulazione dell’orario scolastico. Il sindacato denuncia l’eccessivo incremento delle ore dedicate all’area territoriale dell’indirizzo, che passano da 132 nel primo biennio a 198 nel secondo e a 231 nel quinto anno. Al tempo stesso, viene segnalata una “decurtazione di 99 ore dell’Area di istruzione generale nel primo biennio”, che andrebbero a beneficio dell’area di flessibilità legata ai nuovi percorsi.
Tale riduzione, osserva la Flc-Cgil, rischia di compromettere la qualità della formazione generale, soprattutto in un’età — quella del secondo anno — in cui gli studenti si trovano ancora nell’ambito dell’obbligo formativo.
Un comitato tecnico-scientifico e il rischio per l’autonomia scolastica
La riforma introduce anche la possibilità di istituire un comitato tecnico-scientifico con la partecipazione di rappresentanti del mondo produttivo. Per la Flc-Cgil, questo rappresenta un’ingerenza negli spazi decisionali degli organi collegiali e un attacco all’autonomia didattico-educativa delle scuole. “Si favorisce l’apporto formativo delle imprese e degli enti del territorio – afferma il sindacato – a scapito del ruolo centrale della scuola e dei suoi organi interni”.
Un intreccio con la filiera tecnologico-professionale
Infine, la Flc-Cgil mette in guardia da un’ulteriore criticità: la sovrapposizione tra la riforma degli istituti tecnici e l’avvio della filiera formativa tecnologico-professionale prevista per il 2026/2027. La nuova misura, infatti, interesserebbe le stesse classi prime degli istituti tecnici che saranno coinvolti nella sperimentazione della filiera.
“Per evitare questa dannosa e inutile sovrapposizione – conclude la Flc-Cgil – è fondamentale che, a partire dall’anno scolastico 2026/2027, sia prevista la contestuale esclusione dei nuovi istituti tecnici dalla sperimentazione della filiera tecnologico-professionale”.
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