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-670 in un anno, saldo peggiore d’Italia dopo il Molise


L’Umbria registra un nuovo campanello d’allarme sul fronte dell’imprenditoria: nei primi tre mesi del 2025 il saldo tra imprese nate e cessate è negativo per 211 unità, distribuite così sulle due province: -162 a Perugia e -49 a Terni. Il dato assume una portata ancora più critica se osservato su base annuale: 670 imprese in meno rispetto allo stesso periodo del 2024, con una flessione dello 0,74%, tra le più gravi in Italia, superata solo dal Molise (-0,80%).

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Il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, ha sottolineato la necessità di un cambio di rotta radicale. “Non è più colpa della congiuntura – ha dichiarato – la nostra economia è troppo legata a micro-imprese, fragili e poco competitive. Senza una struttura imprenditoriale solida, è impossibile costruire sviluppo e innovazione”.

Una struttura imprenditoriale ancora sbilanciata

A confermare la fragilità del tessuto economico umbro è la composizione delle imprese attive: le ditte individuali restano la forma dominante, con 33.761 unità, a fronte di 13.840 società di persone e 25.460 società di capitale. Queste ultime, seppur in crescita (+0,54% rispetto al trimestre precedente), rappresentano solo il 28,32% del totale, con picchi a Terni (29,9%) e Perugia (27,8%).

Le ditte individuali sono quelle che soffrono di più, con un calo dello 0,28% a livello regionale, che diventa un vero e proprio crollo a Terni (-0,68%). Anche le società di persone arretrano (-0,54%), segno che le imprese più tradizionali faticano a reggere l’urto di un’economia sempre più digitale e competitiva.

L’Umbria tra le regioni in maggiore difficoltà

Nel contesto nazionale, il quadro non è uniforme. L’Italia ha perso complessivamente 3.061 imprese nel primo trimestre dell’anno, ma alcune regioni mostrano segni di tenuta o addirittura crescita. Il Lazio è l’unica in controtendenza, con 1.657 imprese in più (+0,28%). Anche il Centro Italia nel complesso tiene (+422), ma Umbria e Marche (-0,30%) rappresentano le eccezioni negative.

Tra le regioni con performance peggiori dell’Umbria nel trimestre figurano solo Basilicata (-0,54%), Abruzzo (-0,43%) e Piemonte (-0,33%).

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I settori tradizionali perdono terreno

I comparti storici dell’economia italiana stanno mostrando segni evidenti di affanno. A livello nazionale, il commercio ha perso 7.627 imprese, l’agricoltura 5.809 e la manifattura 2.747. A reggere sono invece i servizi professionali, in crescita di 2.795 unità, così come i settori immobiliare, assicurativo e consulenziale, che mostrano una maggiore resilienza e capacità di adattamento.

Mencaroni: “Serve una strategia per il futuro”

Il rafforzamento delle società di capitale è in corso da anni, ma non basta”, ha ribadito Mencaroni, indicando le priorità per invertire la rotta: formazione, digitalizzazione, attrazione di investimenti e giovani talenti, transizione green. “Senza una visione chiara – ha concluso – continueremo a galleggiare in acque stagnanti”.





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